Alessandro Treves
Mira e Gaya
Digitalc-print
30x40cm
“Se c’è una cosa a cui ho sempre guardato con ammirazione è la capacità di vivere sempre secondo la propria natura: qualunque essa sia esserle fedele, cibandosi di onestà, verso se stessi e di conseguenza verso gli altri.
A me John Lennon ha sempre parlato d’amore, di quanto amore ci sia bisogno, di quanto lo si cerchi, di quanto l’abbia sentito e gli sia mancato nella sua vita. Aveva capito quanto l’amore fosse la via. L’amore come cura, l’amore come soluzione, l’amore semplice e puro di chi ama perché non può fare altrimenti, qualunque sia l’oggetto del suo amore.
E io l’ho visto quell’amore, l’ho visto una mattina nel mio letto, tra la donna di cui mi sono innamorato e sua figlia. Quel tipo di amore che ti dà la scala con cui misurare il mondo e la forza con cui scalarlo. Sì, proprio quell’amore che dona vita a chi lo prova e a chi lo riceve. Quell’amore che rende tutto un po’ più semplice, in un mondo che quando se lo dimentica diventa più complicato.
Sono nato in un piccolo paese sulle montagne piemontesi e ho passato la mia gioventù facendo motocross d’estate e sciando in inverno.
Ricordo i viaggi con i miei, soprattutto in macchina, nel sud della Francia, guardavo le cose scorrere. Credo sia stato in quel periodo che ho capito che quella di vedere il mondo e raccontarlo era per me la miglior vita che si potesse fare: non c’era nulla di meglio per me.
A 18 anni mi sono trasferito a Milano per studiare all’università: non è durata a lungo, e quando ero ad Oslo per un progetto Erasmus di 6 mesi alla facoltà di Farmacia, ho iniziato a lavorare in uno studio fotografico come assistente, ho smesso di studiare e ho deciso che avrei fatto il fotografo.
Poco dopo ho vinto una borsa di studio per studiare fotografia a Roma e li è iniziata la mia prima vera vita.
Ho lavorato come fotogiornalista su vari progetti e tematiche, rimanendo costantemente coinvolto al tema della migrazione, che ho documentato in Grecia, Macedonia, Serbia, Ungheria e Italia.